In Giappone, c’è una forma d’arte chiamata Kintsugi: quando un oggetto in ceramica si crepa, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un “vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine”.
Giugno 2016, improvvisamente ho iniziato a stare male, la diagnosi è arrivata subito: rettocolite ulcerosa. Non avevo la minima idea di cosa fosse, e non avrei mai pensato che una malattia talmente sconosciuta potesse cambiarmi così tanto la vita.
Più passava il tempo, più i sintomi peggioravano: i dolori alla pancia, la perdita di peso e di sangue, la stanchezza cronica e le continue diete nella speranza di trovare la soluzione adatta. Mentre i dosaggi dei farmaci aumentavano assieme al mio disagio nei confronti degli altri.
[su_pullquote align=”right”]Ero diventata quella “che non aveva mai voglia di fare niente”, quella che poteva stare male da un momento all’altro e che alla sera doveva andare a casa presto perché era troppo stanca.[/su_pullquote]
Ma ogni giorno cercavo di andare avanti, supportata dall’amore di chi mi stava vicino.
Dopo due anni di cure inefficaci vengo ricoverata d’urgenza, non rispondo più a nessun farmaco e sto esaurendo le forze per reagire. Trascorse tre settimane di ricovero i medici mi dicono che l’ultima soluzione è la colectomia totale. E con la poca forza rimasta, ma tanta voglia di riscatto, affronto nove lunghi mesi di percorso chirurgico, di cui sei accompagnati da una stomia, psicologicamente la difficoltà più grande.
07 giugno 2019, il terzo e ultimo intervento, il mio 25° compleanno, la mia rinascita. Sono stati mesi difficili, ma tutto questo mi ha dimostrato che gli ostacoli, per quanto possano apparire insormontabili, si possono superare.
Nella vita di ognuno di noi dovrebbe cercare il modo di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici. Non lasciarsi mai abbattere, crescere attraverso le proprie esperienze dolorose, esibirle e convincersi che sono proprio queste che rendono ogni persona forte, unica e preziosa.
Ringraziando chi è rimasto e mi ha sostenuta ogni giorno.
Martina, colite ulcerosa
A volte si preferisce silenziare il dolore perché più facile; eppure l’importanza di lasciare un messaggio di supporto a chi sta condividendo lo stesso percorso, é più forte. Come lo é stato per Martina: le fotografie e i racconti racchiusi in questo progetto l’hanno aiutata durante i suoi giorni di ricovero.
Chiara DeMarchi